Wednesday, July 11, 2007

la gita fuori porta - seconda parte

Dove eravamo rimasti?
Ah sì. Avevamo un bicchiere di frizzantino in mano e ci stavamo godendo la serata al ritmo dello swing anni '40.

Il nostro tentativo di mescolarci alla folla stirata non stava funzionando così bene.
Ci sentivamo un po' dei pesci fuor d'acqua. Si conoscevano tutti. Parlavamo tutti del vino e ne decantavano le qualità (cosa che ovviamente facevamo anche noi, ma in modo molto meno professionale). E così abbiamo deciso di capire chi era chi e se c'era qualche "pezzo grosso" del giornalismo gastronomico.

"Vuoi che non ci sia nessuno del Gambero Rosso?" ci diciamo.

Uomini in giacca e cravatta. Donne in abiti di chiffon. Bambini che sgambettano. Fotografi che immortalano i momenti migliori della serata e i vassoi di tartine.
Anche noi finiamo in qualche scatto (siamo troppo vicini ai vassoi di tartine, ahimè).

"Secondo me, l'uomo Gambero Rosso è lui" e indico un signore distinto, camicia bianca e occhialino da intellettuale.
"Può essere solo lui".
"Ha anche la fotografa personale". E scopriamo che è la stessa che ci ha immortalato vicino alle tartine al roquefort.

Secondo bicchiere di vino. Passiamo al bianco fermo.
Gironzoliamo un po' e scopriamo una delle cose per cui ci hanno invitato in Piemonte: il Parco Artistico nella Vigna. Siamo lì per l'inaugurazione.

Giriamo dietro alla cascina e la prima opera è lì che ci aspetta. Una fontana di piastrelline colorate e vetro soffiato a piani che seguono il declivio della collina. Terrificante. Ci fermiamo un po' accanto all'obbrobbrio pieno d'acqua e cerchiamo di fare i nostri commenti senza farci sentire da nessuno. E' veramente brutta.

Torniamo dalle tartine al roquefort. Loro sì che sono belle (e buone).

E il nostro uomo Gambero Rosso è lì. Che ci fotografa con la sua macchinetta digitale.
"Con questo scatto vi ho reso immortali" dice.
Noi e le tartine al roquefort. O ciò che ne è rimasto.

"Simpatico l'uomo Gambero Rosso" pensiamo.

E poi arriva il momento della Passeggiata in Vigna (alla scoperta del Parco Artistico).
Partono tutti alla volta della cima della collina su per un sentierino che si snoda in mezzo ai filari di viti e arriva ad un'altra cascina. Partiamo anche noi (con il nostro bicchiere di bianco).

E scopriamo subito che la fontana non era l'unica opera (brutta) che ci attendeva e che ovviamente io avevo sbagliato scarpe. Diverse altre opere erano infatti state sistemate lungo il sentiero. Opere in legno, opere in vetro e in ferro battuto. E il sentiero era cosparso di una sabbia finissima che si è infilata nei miei sandali facendoli passare dal nero al beige (e che alla sera ha creato una mini collina sul pavimento della nostra camera).

La salita è impegnativa. Il sole è ancora caldo e i tre bicchieri di vino (me ne ero perso qualcuno per strada?) cominciano a farsi sentire. Ma arriviamo in cima, allegri e spensierati.

Di lì a poco ci verranno a prelevare per la cena.

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