Wednesday, July 11, 2007

la gita fuori porta - terza parte

Per portarci a cena avevamo noleggiato tre pulmini. Nove posti l'uno compreso l'autista.

Ci invitano gentilmente ad avvicinarci e a prendere posto sul pulmino.
E' uno di quei momenti in cui tutti pensano "Guardo cosa fanno gli altri e lo faccio anch'io" oppure "Dobbiamo fidarci? Chissà dove ci portano?" o ancora "Chissà chi sarà seduto vicino a me".

Noi cerchiamo solamente quello con dei posti ancora vuoti (per non rischiare di doverci fare il percorso a piedi).

Saliamo.
Io dietro e Francesco nel posto davanti a me.

Si parte (e subito ci rendiamo conto che a piedi sarebbe stata davvero troppo lunga ma anche che non ritroveremmo mai la strada per tornare se dovessero lasciarci da qualche parte in mezzo alla campagna senza un rene).

Accanto a me c'è una coppia di giovani ricchi che discute sugli acquisti per la loro nuova casa.
Non avendo niente di meglio da fare (e visto che il viaggio sembra essere un po' lungo) fingo uno sguardo assorto verso la campagna circostante (in cui scopro altre opere d'arte particolarmente brutte) e mi metto in ascolto.

"
Amore, il divano che hai scelto ci costa come una settimana a Montecarlo" dice lui.
Lei ride.

"
Gli sgabelli per la cucina quanto costavano? Mille euro l'uno, vero?"

Lei ride.

Smetto di ascoltarli.
Distolgo lo sguardo anche dalla campagna (e dalle opere d'arte per me incomprensibili quasi quanto i due di prima).

Siamo arrivati.
Scendiamo ed entriamo nella cantina.
Passiamo in mezzo alla sezione imbottigliamento e poi ci ritroviamo nella cantina con le botti.
C'è il titolare che sta illustrando ad un gruppetto di 4/5 persone le tecniche che usano, dove comprano il legno e la temperatura della cantina. Notiamo subito che l'uomo Gambero Rosso e la sua fotografa sono lì. Ci accodiamo e scopriamo che una botte da 50 ettolitri di vino costa 16mila euro (come 16 sgabelli da cucina, wow) e che il legno viene dal Massiccio Centrale francese.

Pensiamo tutti che potremmo metterci a costruire botti invece di fare i giornalisti. E' un lavoro senz'altro più redditizio.

Scopriamo anche che esportano la maggior parte del loro vino e che una bottiglia (in Canada) costa 70 dollari. Cancelliamo subito dalla nostra lista mentale il punto "Acquistare una bottiglia di vino".

E' ora di cena e ci invitano a prendere posto.
L'uomo Gambero Rosso dice che potremmo sederci vicini così possiamo chiacchierare.
Scegliamo 4 posti al centro della tavola sotto la luce.

Ci sediamo. Quattro bicchieri per ogni commensale.
Leggiamo il menù.
Sembra interessante.

E poi inizia la cena. Camerieri che riempiono i bicchieri prima a tutte le signore e che gironzolano dietro le nostre schiene attenti a riempirlo di nuovo non appena si svuota. All'inizio mi inquieta la loro presenza ma poi mi ci abituo e mi ritrovo regolarmente con il bicchiere pieno.
"
Almeno so quale devo usare" penso.

In attesa dell'antipasto (coniglio freddo e peperonatina leggera) facciamo conoscenza con i nostri nuovi amici. E scopriamo subito che l'uomo Gambero Rosso non lavora al Gambero Rosso, ma si occupa di architettura della luce ed è lì per vedere come è stata studiata l'illuminazione delle cantine. Uomo Luce. La sua compagna è la fotografa di una rivista di viaggi. E poi ci sono sommellier che trascorrono tutta la cena prendendo appunti sul loro taccuino sul sapore, il colore e l'odore del vino che stanno bevendo, centellinandolo a piccoli sorsi.

La cena è davvero piacevole. Si chiacchiera di tutto, tra un bicchiere di barbera e l'altro, dal vino al fumetto (scopriamo così di avere in comune con l'Uomo Luce la passione per TinTin) fino all'amore.

I ravioli al tovagliolo ci stupiscono per la particolare presentazione oltre che per la bontà. Si servono avvolti in un tovagliolo con una piccola ciotola di brodo in cui sono immersi alcuni pezzetti di parmigiano. Uno spettacolo.

Ma la vera rivelazione della serata è l'agnello gratinato.
Non siamo amanti della carne di agnello ma siamo lì, l'hanno cucinato per noi e pare brutto lasciarlo nel piatto.
Ed ecco la rivelazione.
Ci piace.
E anche tanto.

Nel frattempo ci dicono che dobbiamo sbrigarci e riprendere i nostri posti sui pulmini per tornare alla cascina per la grande festa finale.
"E il gelato? Sul menù c'è anche il gelato?" esclamo io.
Mi rassicurano sul fatto che il gelato sarà là ad aspettarci alla cascina.

Finiamo di gustarci il nostro agnello mentre tutti gli altri commensali (tranne l'Uomo Luce e la Fotografa) si affrettano verso l'uscita.
Ed è allora che scopriamo che uno dei nostri vicini ha lasciato il suo agnello nel piatto.

"
Che si fa?"
"
E' morto per noi, non è carino nei suoi confronti buttarlo via" dico io e agguantiamo il piatto.

"Non ho mai visto afferrare un agnello in nome dell'etica" dice l'Uomo Luce ridendo.

Ci scoliamo l'ultimo sorso di Barolo e corriamo verso i pulmini.



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